mercoledì 2 marzo 2011

Marzo

L'uomo del 2011 ha imparato dai propri errori, beve cristallo a tavola, piange solo se necessario.
Cammina solo per la strada fredda vivendo di frivole immagini, ama il sole, detesta il calore, il calore non gliel' ha mai dato nessuno, l'ha imparato dai film in bianco e nero, dalle canzoni dei 45 giri, è cresciuto ed ha capito che la vita non suona come un disco, ma grida, grida da dentro.
L'uomo del 2011 veste di bianco, ha i capelli color oro che volano col vento assieme alle sue paure. Non teme il giorno, i posti affollati, non teme la notte ed i bar solitari.
Vuole andarsene ma vuole restare, parla, fuma, sogna, canta, ma infine non dice nulla, ha smesso di trasmettere emozioni.
Si dondola tra un caffè ed un suono ricercato, si siede qui, si siede li, ora confuso , ora triste, ora felice.
Sa cosa vuol dire avere il cuore spezzato, lo ha avuto mille volte, ed ogni volta ne è uscito con tante bende ma nessuna ferita mortale, le bende col tempo se ne vanno, le cicatrici si dissolvono ad ogni nuovo amore. Ma si sa, l'ha detto lui, ora è finita. Ora la propria vita la gestisce lui. Basta poesie, basta fiori, basta lacrime, basta parole. Vive dell'assenza, e in essa quasi trova un riparo.
Ora è forte, dice di saper comandare il proprio cuore, le chiavi le tiene in un cassetto ricoperto di api, nessuno ci mette la mano, la paura di pungersi batte la paura di tentare e a lui va bene così.
Ha sempre chiesto molto, ha sempre avuto poco. E' per questo che ora cerca solo se stesso, un luogo chiaro, con l'aria tiepida, la sua musica, i suoi colori spenti e nell'aria un profumo di libertà. Questo è, questo sono , questo siete. Una continua ricerca. Buon marzo.

mercoledì 17 novembre 2010

She glass

Lei spera che tutto possa andarle bene.
Cammina per circa venti minuti prima di fare colazione , nel parco che sta sotto alla sua casa.
Passeggia e non pensa. Sale le scale, prende una manciata di pillole e le ingurgita una dopo l'altra.
E' austera, sa cosa vuol dire vivere, da soli, ma non se ne preoccupa.
Lei ha un armadio non molto colorato, ha un armadio pieno di giacche, gonne, scarpe , stivali, borse , e giusto quella ventina di abiti che usa il sabato sera, se esce, da bruciare nel camino ad ogni fine stagione.
Lei non da valore ai soldi, non le importa cosa siano, non le piace pensare di dipendere da della stupida carta stampata.
Cammina la sera su tacchi 15 centimetri, neri, diabolici.
Quando si vede con le amiche capisce che in effetti tanto amiche non sono, d'altronde si annoia, la annoiano, lei non sa divertirsi, per consolarsi ogni tanto tira di cocaina, ma sempre meno, è fuori moda.
Ha una casa in centro a Milano, ma ci sta poco, detesta stare in casa.
Passa le sue giornate in metropolitana o seduta nel parco dove al mattino cammina.
Ama osservare il vuoto. Anche in mezzo ad una folla potrebbe trovare il vuoto.
Al pomeriggio poi ha le sue gocce, le servono per restare di buon umore, sennò si sente crollare il mondo addosso.
Detesta gli uomini, detesta le donne, detesta il genere umano probabilmente. L'unica cosa per cui dimostra un grande amore, oltre alle sue gocce e alla sua più che discreta capacità di portare una 36 senza piegarsi morente sulle sue 15 centimetri, è l'arte. Viaggia molto. Ama andare a Vienna a vedere Klimt, ama andare nell'Etna a vedere la terra sanguinare, ama stare affacciata dal ristorante della Tour Eiffel a guardare un presente che fra poco non ci sarà più.
Viaggia sempre in prima classe, è delicata di gusti. Ama solo le orchidee e una tipologia di pianta grasse che ha il colore tipico del non colore, ascolta solo musica underground, spesso compilation ambient, tracce che durano ore senza arrivare a nessun punto di arrivo, le adora, dice che non c'è destino nel pop. Detesta Andy Warhol e gli USA. Detesta Versace e i total look, detesta H&M poichè detesta tutti i tessuti che in qualche modo la possano far sembrare una poverella o una volgare donna media italiana.
Ha un grandissima cultura, passa anche ore intere a leggere le vicende delle donne nelle varie epoche della storia, vuole capire come mai la mediocrità che la circonda esiste.
Esce raramente a cena, in realtà cena raramente. Va sempre negli stessi posti, o al Sushi che la fa sentire modaiola perchè lo fan tutti quelli "fighi" o in un ristorante tipico francese, dove si sente a casa, davvero.
Quando è stanca di (non) lavorare prende il primo aereo per l'Africa, ama la natura, ama vedere che tutto quel che esisteva in passato in un angolo di mondo è rimasto inalterato.
Quando torna dai suoi viaggi non esce di casa anche per settimane e quando esce solitamente è per andare da 10 Corso Como e farsi un regalo, prima di rimanere perennemente fuori ricominciando a detestare l'idea di stare in casa.
La realtà è che essa detesta la "moda", detesta la società e detesta detestare tutto.
Spesso pensa che dovrebbe cercare di fare finta di essere felice, come fanno i suoi politici al governo, come fanno le sue "amiche" che studianoo styiling al Naba ma che sotto sotto se ne fregano di diventare stylist, l'importante è crederci.
Oggi lei scendeva le scale della metro.
Un uomo alto, scuro in volto,la prende da dietro, le stringe le mani al collo e la butta sotto le rotaie della green line, derubandola della sua preziosa clutch color fango. Nessuno la vede, nessuno la sente.
La sua esistenza di vetro è caduta, mille cristalli rosso sangue schizzano sul bordo dell underground e lei non esiste più.
Era di vetro, lei era.

venerdì 2 luglio 2010

You're my lover and I'm your sky.

Tu sei il mio amante ed io il tuo cielo.
Si muore dal caldo, sudo alla fronte, è una cosa che non sopporto.
Solo il tram è un posto fresco, direi freddo. Influenza tipo.
Fuori dal finestrino 35 gradi e dentro al finestrino 14 gradi, un maggiolino di color rosso corallo con tante macchiette nere si appoggia sulla mia mano, io lo guardo, ha bisogno di me, è piccolo, indifeso e terribilmente solo.
Vorrei giurargli che tutto ciò sarà per sempre, che l'unica cosa che voglio davvero è tenerlo con me, nella mia mano e vederlo volare, poi tornare, volare e di nuovo ritornare. Alla fine cosa ci sarebbe di più bello se non volare, avere un cielo tutto per sè, dove volare via da tutto e da tutti, non è il mare pieno di petrolio, non è la terra piena di sangue, non è nulla di ciò, è l'infinito.
Tu sei il mio amante ed io il tuo cielo. Regalami un assaggio del tuo infinito.
E' così, sei ancora mio, ancora per poco maggiolino, ancora due fermate e non sarò più il tuo cielo, la tua libertà e la tua protezione.
Ora scendo, riguardo il mio palmo, hai già cambiato cielo. Tuttavia rimani per me il mio amante.
Tu sei il mio amante ed io il tuo cielo.

mercoledì 5 maggio 2010

Siamo miliardi.

Siamo miliardi, come le stelle.
Ma noi non siamo come le stelle. Noi non brilliamo sempre, non siamo sempre noi, e soprattutto non illuminiamo nessuno, a volte nemmeno noi stessi.
Abbiamo sempre paura della parola "gratuito" perchè la vita non è gratuita e, oramai, nemmeno i nostri sentimenti.
Ci conosciamo, ci innamoriamo, eppure non siamo mai stelle.
Le stelle sono lontane, sono vicine tra loro per noi, che le guardiamo da troppo distante, ma in realtà anche tra di loro son lontane. Pensiamo di essere gli unici ad avere un sole, mentre le altre stelle, son tutte come il nostro sole.
Noi siamo egoisti, abbiamo un sole e crediamo sia l'unico, abbiamo una bella casa e crediamo di essere gli unici. Crediamo nell'UNIQUE. Ebbene, cari amici, l'unique ce l'hanno solo le stelle. Perchè sono le uniche ad essere in grado di illuminare se stesse e chi le guarda.
Siamo miliardi, come le stelle, ma siamo al buio.

martedì 30 marzo 2010

Le tre mancanze.

Certe persone entrano nella tua vita, ti fanno passare dei momenti magnifici, ti stanno davvero vicine, puoi parlare di tutto, poi dopo un pò trovano qualcun altro, ti sostituiscono, ti usano, come fossi una scarpa, una borsa.
Voi mi avete sostituito, ma io non ho sostituito voi tre. Per me voi tre siete nel mio cuore, più di prima forse, mi manchi tu M, mi manchi perchè sei una persona concreta, sincera e con la quale quelle poche volte che ci siam visti ho sentito una grande sintonia. Mi manchi tu A, mi hai fatto vedere per la prima volta la mia città, mi hai protetto e m'hai voluto bene. Mi manchi tu C, tu forse sei quella che mi ha sostituito di meno, tu hai semplicemente seguito di più il cuore, e hai fatto bene, tu stai a poca strada da me, se volessi anche vederti potrei, però alla fine è giusto che tu segua il cuore.
Mi mancate, il ricordo che ho di te M e bere un qualcosa alla frutta in un bar vicino al centro commerciale, e poi ridere assieme, ridere tanto. Il ricordo che ho di te A è una Milano piena di neve, un freddo fuori e caldo nel mio cuore, una forte amicizia, che però non c'è più. Il ricordo invece C che ho di te è quello più forte, io che piangevo sulle tue gambe in Galleria Borromeo. Caldo estivo, ero fragilissimo, nonostante ti abbia sempre dimostrato il contrario.
Vi voglio bene. A presto, o a mai più.

giovedì 18 marzo 2010

Io vado di moda


La moda nasce come concetto, come linguaggio e come modo per amare.
E' un ideale.
Non ha importanza se costi, se non sarai mai capito e se a volte vai contro agli altri, perchè fino a quando non andrai contro a te stesso allora ti sentirai parte della moda.
La moda non sono i fashion blog, non è l'andare a sbancare H&M, non è avere mille cardigan fighi e mille canotte strambe, è molto di più.
La moda è nell'aria e non vogliamo rendercene conto, o meglio, nell'aria c'è il disperato bisogno di "andare di moda". La moda è nell'aria almeno quanto lo è il razzismo, la violenza. La moda quasi è diventata violenza , razzismo. Se non hai non sei, se non sei non puoi avere. Il fatto è che quando sei felice di vestirti, quando dici "si l'ho pagato una follia ma ne è valsa la pena", quando il tuo lui ti bacia e tu hai addosso la tua ultima spesa folle, quando diventi un mito per le amiche perchè hai una Birkin, non ringraziare il tuo sorriso e i tuoi occhi, ringrazia Mr.Hermes, che ha dato al tuo sorriso e ai tuoi occhi quel tocco in più.
Il fatto è che quando sei felice di come sei, di come ti vesti, di come gli altri ti guardano, allora sei tu che vai di moda. Ora puoi dirlo: Io vado di moda.


(outfit: Miu Miu PE 2010)

domenica 14 marzo 2010

Come il vento

Che settimana di merda, che mese di merda. Voglio aprile.
Voglio uscire senza giubbotto e fumare in terrazza senza sembrare un profugo.
Non voglio più mettere scarpe scomode e pesanti cappotti.
Voglio essere libero, fare shopping a Milano, bere il tè seduto sul balcone, aprire le finestre e sentire aprile.
Voglio andare a Venezia con il trench, uscire il sabato sera con solo una clutch, nessuna pesante borsa, nessun peso, nessuno sbattimento. Vorrei camminare, andare in bicicletta,nessun tram, nessun taxi, nessun contatto forzato all'interno di mezzi pubblici sporchi. Vorrei comprare un pasticcino e poi spruzzarmi il mio Prada sul collo.
Vorrei la semplicità, vestiti chiari, vorrei che la nostra vita fosse di nuovo leggera, come il vento d'aprile.